The cult of the Madonna dell’Arco has its origins in 1400, when a young believer, after losing a game of pall mall, threw a ball out of anger at a portrait of the Madonna under a Roman arch.

The Madonna began to bleed. The crowd wanted to punish the boy in every way for his wicked action. The Count of Sarno decided to have him hanged from a tree. A few hours later that tree dried up.

This is the myth that has always accompanied the oldest Marian cult in Campania. Just by looking at the iconography of the Madonna we understand that she is not famous for her aesthetics, she is totally far from the classical canons of beauty. In fact, she has a dark complexion, the wound on her face is particularly visible. The devotees call her “Zingarella”. She is considered the Madonna of the ugly, the last, the less well-off.

According to the prior of the sanctuary Giampaolo Pagano, what

all the faithful have in common is “the need to be heard” by someone. He continues by arguing that the faith of these devotees is particularly “utilitarian”. An opportunistic faith for some, since they seek a redemption far from the laws of man. And so on the day of Easter Monday, once inside the sanctuary, they let themselves go to extremely blatant desperate acts, flaunting their discomfort not only to the scarred Madonna but also to all the other faithful. Another issue of primary importance is what links the cult to the phenomenon of begging, that is, asking for money around the neighborhood, evidently to self-finance the activities that an association can carry out. For these reasons too, the cult is sometimes associated with organized crime. “The Madonna doesn’t care about money”. Through their stories, we will explore the internal dynamics of local communities and the motivations that guide their profound devotion. These stories will allow us to better understand the different forms of participation and the impact of worship on the daily lives of the faithful.

Il culto della Madonna dell’Arco trae le sue origini nel 1400, quando un giovane fedele, dopo aver perso ad una partita a pallamaglio, lanciò per rabbia una boccia su un ritratto della Madonna sotto un arco romano. La Madonna iniziò a sanguinare. La folla volle in tutti i modi punire quel ragazzo per la sua azione scellerata. Il conte di Sarno decise di farlo impiccare su un albero. Poche ore dopo quell’albero si seccò. Questo è il mito che accompagna da sempre il culto mariano più antico della Campania. Già guardando l’iconografia della Madonna capiamo che non è famosa per la sua estetica, è totalmente lontana dai canoni classici di bellezza. Ella ha infatti una carnagione scura, la ferita sul volto è particolarmente vistosa. I devoti la chiamano “Zingarella”. È considerata la Madonna dei brutti, degli ultimi, dei meno abbienti. Secondo il priore del santuario Giampaolo Pagano, ciò che accomuna tutti i fedeli è “il bisogno di essere ascoltati” da qualcuno. Continua sostenendo che la fede di questi devoti è particolarmente “utilitaristica”. Una fede opportunistica per alcuni, visto che si cerca una redenzione lontana dalle leggi dell’uomo. Ed ecco che il giorno del Lunedì in Albis, una volta dentro al santuario, si lasciano andare ad atti disperati estremamente plateali, sbandierando il proprio malessere non solo alla Madonna sfregiata ma anche a tutti gli altri fedeli. Altra questione di primaria importanza è ciò che lega il culto al fenomeno della questua, ovvero richiedere soldi in giro per il quartiere, evidentemente per finanziarsi da soli le attività che un’associazione può compiere. Anche per queste ragioni il culto viene associato talvolta alla criminalità organizzata. “La Madonna non se ne fa niente dei soldi”. Attraverso le loro storie, esploreremo le dinamiche interne delle comunità locali e le motivazioni che guidano la loro profonda devozione. Questi racconti ci permetteranno di capire meglio le diverse forme di partecipazione e l'impatto del culto nella vita quotidiana dei fedeli.